Ritorna
ad ornare il coro della chiesa
parrocchiale il trionfale apparato scenografico per
l’esposizione
del SS. Sacramento, comunemente chiamato “macchina del
triduo”.
Ancora una volta ci troviamo
a confrontarci con un oggetto del
passato dal quale ci siamo involontariamente staccati, anche se in
noi è rimasta la consapevolezza della sua funzione
ornamentale
nella liturgia religiosa di un certo periodo storico. “La
macchina”
è stata per secoli un richiamo visivo del gran fermento di
fede come azione contro l’eresia e ha suggellato nel popolo
il
segno manifesto del dogma conciliare sull’Eucaristia.
Considerando i diversi fattori culturali e di
costume che inducono a trascurare certi strumenti del passato, il suo
recupero e l'integrazione nel cerimoniale, non deve essere
interpretato come un ritorno a schemi rituali superati dal moderno
concetto religioso, ma come strumento espressivo di una cultura
profondamente radicata nella devozione popolare, con la quale il
cerimoniale religioso ha lasciato un’immagine glorificante
del rito
espositivo. La sua messa in opera, in occasione delle principali
festività preposte alla liturgia dell’adorazione
del SS.
Sacramento, è un momento per la comunità
parrocchiale
di riappropriarsi del valore storico dello strumento, ma soprattutto
il riaffermare la solennità del rito del più
grande
mistero di fede. In questa moderna cultura trasformista,
nella
quale ogni cosa ha breve durata, anche la presenza della
“macchina”
occupa un ruolo di mediazione tra il pensiero attuale che corre e si
disperde e quello del passato che fissa momenti di pausa per la
riflessione. Ignorare questi strumenti, perché non
più
adeguati agli usi dei moderni comportamenti, significa dimenticare un
passato operoso capace di formare delle immagini qualificate a
rappresentare le emotività del pensiero umano, di
trasmettere
i ricordi e di stupire ancora oggi con grandi effetti estetici e
spettacolari. La decisione adottata dai dirigenti parrocchiali
per il suo recupero, svela il desiderio di riallacciarsi al passato,
rappresentato da un oggetto rivisitato nelle sue funzioni, per anni
lasciato nell’oblio dei ricordi e destinato altrimenti a
diventare
un feticcio della storia. La macchina del Triduo non
può essere
intesa come un oggetto che rievoca passate memorie di momenti
devianti dal vero sentimento religioso per eccesso d'entusiasmo; per
eccedenza di spiritualità qualcuno ha distorto il pensiero
interpretando, lo strumento macchina, un attrezzo usato nel mito e
nel folclore mondano, riabilitato come mezzo strategico per
richiamare i fedeli all’attenzione del sacro. Se per vari
motivi
non vi si coglie nell’apparato il valore strumentale al
servizio
del rituale, si accolga almeno il suo contenuto simbolico come
linguaggio metaforico che esprime le emozioni di un gesto riverente
verso la fede dei padri. Rievocare gli oggetti e i riti del passato non
è
solo un desiderio di recuperare nostalgie culturali o allusioni
visive insite nella persona matura. Accostarsi alle vecchie forme
rituali trova fondamento spirituale, anche nei più solerti
sostenitori dell’essenzialità, il desiderio di
superare,
ogni tanto, le aride, rigide e fredde forme moderne incapaci di
trasmettere alle persone le emozioni dei propri sentimenti. Il
pensiero deve andare oltre la materia, per sentirsi coinvolti dalla
forma espressiva in reali suggestioni. La presenza della
macchina del Triduo ci induce,
con le poche note esposte, a tracciare un cenno storico
sull’uso e
sviluppo delle scenografie ambientali utilizzate nelle cerimonie
profane e religiose, di cui l’apparato triduale fa
parte. Il richiamo alle confraternite, che segue nel
testo, è solo una raccolta sintetica delle opinioni e degli
atteggiamenti sociali di un ampio periodo storico nel quale affondano
le radici della pietistica, nell'ambiente religioso della morte e
dell’adorazione del SS: Sacramento dopo la riforma
protestante. Il tutto è un semplice pensiero, senza
allusioni a fondamenti storici, teologici o dottrinali, in cui si
tracciano i comportamenti mutevoli del sentimento della popolazione
verso una delle sette opere di misericordia, oggi, particolarmente
burocratizzata. Essa è poco interiorizzata sia nel credente
sia nella società, rispetto ad un tempo, quando la preghiera
di suffragio era un atto di fede che si esprimeva nel gesto di
"Adorazione dell’Ostia Consacrata”. |