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le origini della Macchina del Triduo breve storia delle Confraternite a Collebeato breve cronaca della ricostruzione scarica il libro in pdf

estratto da "Breve storia degli apparati pubblici e religiosi, delle confraternite del triduo dei morti e delle ss. quarantore"  di Domenico Andreoli


Ritorna ad ornare il coro della chiesa parrocchiale il trionfale apparato scenografico per l’esposizione del SS. Sacramento, comunemente chiamato “macchina del triduo”. Ancora una volta ci troviamoMacchina del Triduo a confrontarci con un oggetto del passato dal quale ci siamo involontariamente staccati, anche se in noi è rimasta la consapevolezza della sua funzione ornamentale nella liturgia religiosa di un certo periodo storico. “La macchina” è stata per secoli un richiamo visivo del gran fermento di fede come azione contro l’eresia e ha suggellato nel popolo il segno manifesto del dogma conciliare sull’Eucaristia.  Considerando i diversi fattori culturali e di costume che inducono a trascurare certi strumenti del passato, il suo recupero e l'integrazione nel cerimoniale, non deve essere interpretato come un ritorno a schemi rituali superati dal moderno concetto religioso, ma come strumento espressivo di una cultura profondamente radicata nella devozione popolare, con la quale il cerimoniale religioso ha lasciato un’immagine glorificante del rito espositivo. La sua messa in opera, in occasione delle principali festività preposte alla liturgia dell’adorazione del SS. Sacramento, è un momento per la comunità parrocchiale di riappropriarsi del valore storico dello strumento, ma soprattutto il riaffermare la solennità del rito del più grande mistero di fede.  In questa moderna cultura trasformista, nella quale ogni cosa ha breve durata, anche la presenza della “macchina” occupa un ruolo di mediazione tra il pensiero attuale che corre e si disperde e quello del passato che fissa momenti di pausa per la riflessione.  Ignorare questi strumenti, perché non più adeguati agli usi dei moderni comportamenti, significa dimenticare un passato operoso capace di formare delle immagini qualificate a rappresentare le emotività del pensiero umano, di trasmettere i ricordi e di stupire ancora oggi con grandi effetti estetici e spettacolari. La decisione adottata dai dirigenti parrocchiali per il suo recupero, svela il desiderio di riallacciarsi al passato, rappresentato da un oggetto rivisitato nelle sue funzioni, per anni lasciato nell’oblio dei ricordi e destinato altrimenti a diventare un feticcio della storia.  La macchina del Triduo non può essere intesa come un oggetto che rievoca passate memorie di momenti devianti dal vero sentimento religioso per eccesso d'entusiasmo; per eccedenza di spiritualità qualcuno ha distorto il pensiero interpretando, lo strumento macchina, un attrezzo usato nel mito e nel folclore mondano, riabilitato come mezzo strategico per richiamare i fedeli all’attenzione del sacro. Se per vari motivi non vi si coglie nell’apparato il valore strumentale al servizio del rituale, si accolga almeno il suo contenuto simbolico come linguaggio metaforico che esprime le emozioni di un gesto riverente verso la fede dei padri. Rievocare gli oggetti e i riti del passato non è solo un desiderio di recuperare nostalgie culturali o allusioni visive insite nella persona matura. Accostarsi alle vecchie forme rituali trova fondamento spirituale, anche nei più solerti sostenitori dell’essenzialità, il desiderio di superare, ogni tanto, le aride, rigide e fredde forme moderne incapaci di trasmettere alle persone le emozioni dei propri sentimenti. Il pensiero deve andare oltre la materia, per sentirsi coinvolti dalla forma espressiva in reali suggestioni. La presenza della macchina del Triduo ci induce, con le poche note esposte, a tracciare un cenno storico sull’uso e sviluppo delle scenografie ambientali utilizzate nelle cerimonie profane e religiose, di cui l’apparato triduale fa parte. Il richiamo alle confraternite, che segue nel testo, è solo una raccolta sintetica delle opinioni e degli atteggiamenti sociali di un ampio periodo storico nel quale affondano le radici della pietistica, nell'ambiente religioso della morte e dell’adorazione del SS: Sacramento dopo la riforma protestante. Il tutto è un semplice pensiero, senza allusioni a fondamenti storici, teologici o dottrinali, in cui si tracciano i comportamenti mutevoli del sentimento della popolazione verso una delle sette opere di misericordia, oggi, particolarmente burocratizzata. Essa è poco interiorizzata sia nel credente sia nella società, rispetto ad un tempo, quando la preghiera di suffragio era un atto di fede che si esprimeva nel gesto di "Adorazione dell’Ostia Consacrata”.

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